domenica 4 agosto 2013

Rifiuti di vario genere...

Getto qui alcune cose scritte un po' di tempo fa.


Il Signor Non-So-Chi

C’era una volta il Signor Non-So-Chi. Strano nome, penserete, ma in Città nessuno sembrava farci caso più di tanto.
Avendo dimenticato chi fosse, decise di andare in giro chiedendo ai passanti se avessero già visto la sua faccia da qualche parte, nella speranza di trovare qualche suo vecchio conoscente.
L’operaio gli disse: “Sì, Signor Non-So-Chi, la sua faccia non mi è nuova, ma mia moglie si arrabbia se arrivo tardi! Domani devo andare presto al lavoro!”.
L’impiegato di banca gli disse: “Sì, Signor Non-So-Chi, mi ricordo un poco di lei, ma ho delle pratiche da sbrigare! Arrivederla!”.
La commessa del negozio di fiori all’angolo della strada gli disse: “Sì, Signor Non-So-Chi, ho memoria di lei, ma la mia padrona ha fretta di finire un’ordinazione urgente, non posso attardarmi!”.
Il barista gli disse: “Sì, Signor Non-So-Chi, potrebbe essere un mio cliente, ma, sa, appunto per questo non mi ricordo bene di lei: ne ho avuti troppi!”.
Il cassiere del supermercato gli disse: “Sì, Signor Non-So-Chi, ho qualche ricordo di lei, ma in che modo paga, contanti o bancomat?”.
L’autista del bus gli disse: “Sì, Signor Non-So-Chi, forse l’ho vista su qualche linea, ma legge cosa c’è scritto? Non parlare al conducente!”
Chiedi a quello, chiedi a quell’altro, il tempo passava e il Signor Non-So-Chi non era ancora stato riconosciuto da nessuno…
Si stava rassegnando a vivere senza sapere chi fosse, senza un passato, senza una meta…
Ormai affaticato e disperato, si sedette su una panchina.
Fu in quel momento che vide una persona, non come tutte le altre che il Signor Non-So-Chi aveva incontrato durante tutto il giorno, un po’ diversa...
Il Bambino gli disse: “Sì, Signor Non-So-Chi, io l’ho già vista! So chi è!”.
Il Signor Non-So-Chi riacquisto un pizzico di fiducia al suono di quelle parole…
“Mi riconosci?”, chiese a fatica il Signor Non-So-Chi.
“Lei è la Vita!”, disse sorridendo il Bambino.
Udita quest'ultima frase, il Signor Non-So-Chi si avvicinò barcollante alla vetrina di un negozio lì di fronte, di quelle che riflettono la propria immagine come fossero specchi…
“Cosa fa, Signor Non-So-Chi? Cosa guarda? Gliel’ho detto io chi è lei, non serve…”, disse il Bambino.
“Si, caro, devo. Tu mi hai detto chi sono, ma sta a me fermarmi e guardarmi in faccia…”, disse il Signor Non-So-Chi, cominciando a scorgere i primi lineamenti del suo volto…


Il Lungo Inverno

Nevica.
Nevica da tre giorni e a Lucia non importa.
Non importa se sia neve o coriandoli, panna o zucchero. Le piace. E lo sa, senza capirne il perché.
Riesce a vederlo senza sforzo, senza difficoltà alcuna: il bianco del nevischio come base per i colori del fantastico. Distende l’infantile immaginazione che il tempo ancora le concede sul foglio vergine che la terra ha creato per lei. Giravolte di rosso, capriole di verde e saette di giallo, niente le sfugge e nessuno la ostacola in quella che sembra la genesi del capolavoro dei capolavori.
Chissà se anche Lui, in una mattina di Dicembre, si sia trovato di fronte uno spettacolo simile e, nell’impeto e nella gioia, mescolando e spostando, altro risultato non ebbe che un minuscolo soffio di Vita. Lei, ignara del risultato, smonta e aggiusta, affianca e ribalta, sensazioni e immagini in una giravolta di meravigliose impressioni e mirabolanti esperienze.
Forse anche Lui, capace di tutto il possibile, stupito, straniato, non seppe spiegarsi il perché. Lei intanto, con la sicurezza dell’alba che succede il tramonto, si sbriga ad assemblare il tutto come in un regalo, un dono per sé. E come in uno strano romanzo, l’autore è l’ultimo a capire, il primo a non capacitarsi del finale, a non rendersi conto di come abbia fatto.
Lucia accoglie il presente così come se l’è creato, lo svela e assapora. Non sa il perché, ma le piace.
Magari è capitato anche a Lui di perdersi in una lunga distesa ghiacciata e accogliente, brulla e affascinate.
Forse anche Lui ha gustato il lungo inverno della fantasia.

mercoledì 14 novembre 2012

Argo - Recensione

«Ben Affleck è Matthew Murdock di Daredevil».
Così il mio cervello risponde, con non poca dose di ironia, quando gli chiedo: «Chi è Ben Affleck?».
Magari il collegamento non è dei più felici, ma difficilmente riesco a dimenticare l'unico attore che finora ha interpretato l'avvocato cieco di Hell's Kitchen al cinema.
Vederlo interpretare altri ruoli mi ha sempre incuriosito; venire a sapere che ha vinto un Academy Award per la "miglior sceneggiatura originale" nel 1998 mi ha scolvolto («Ben Affleck che scrive? Ma non si era detto che non avevano il pollice opponibile?»); venire a conoscenza delle sue avventure registiche mi ha procurato diverse visioni mistiche.
Sono quindi andato a vedere Argo con le stesse aspettative di una tombolata di capodanno in famiglia: vada come vada. Purtroppo, o per fortuna, Ben ha scombinato un po' di cose.

Argo, uscito nelle sale italiane l'8 novembre scorso, unisce consapevolmente ed in modo brillante commedia, thriller e documentario, riuscendo a non annoiare e creando una buona dose di empatia con i personaggi descritti sullo schermo. Cast azzeccato (nessuno escluso), regia mai banale e con qualche virtuosismo non esagerato.
La sceneggiatura, basata su un fatto realmente accaduto durante la rivoluzione islamica del '79, viene tradotta in un film che fa del ritmo e del montaggio i suoi punti di forza.
Un'ottima pellicola che mi costringe a vedere anche i precedenti due lungometraggi diretti dal buon Ben (The Town e Gone Baby Gone) per cercare di capire come ci sia riuscito: continuo a ripetermi che non è possibile che Matt Murdock trovi il tempo di fare il regista se è in aula di tribunale di giorno e per le strade di notte.
A meno che non sia avvenuto un miracolo. A meno che non riesca a farsi ricordare anche come regista. A meno che non sia riuscito a farmi piacere un suo film, un film diretto da Ben Affleck!
Senza ulteriori e inutili discorsi: è da vedere. E poi quando ricapita l'occasione di assistere ad un film girato da Matt Murdock?!